Caritatis providentiaeque (19 Marzo 1894)
Caritatis providentiaeque
19 marzo 1894
La particolare testimonianza della Nostra carità e previdenza che abbiamo offerto di tempo in tempo ad altri popoli cattolici nel senso di impartire con la consegna ai loro vescovi di una specifica lettera insegnamenti d’esortazione apostolica, il poter similmente procurare a voi, secondo opportunità, tale servizio, era da lungo tempo un ingente Nostro desiderio. In verità Noi abbracciamo e sosteniamo codesto popolo, vario per stirpe, lingua, rito religioso – ciò che altra volta esprimemmo – tutt’insieme con un solo e medesimo affetto e non pensiamo mai ad esso se non con grande gioia: di esso aleggia da una parte l’illustre ricordo delle imprese, dall’altra costatammo ininterrottamente, congiunta con la fiducia, la grande devozione verso di Noi.
Tra le altre glorie, infatti, meritatamente perdura lo straordinario vanto di quei vostri padri, che, resa tremante l’Europa per gli assalti dei potentissimi nemici del nome cristiano, tra i primi opposero con insigni battaglie la protezione dei loro petti, [divenendo] essi fervidissimi garanti e fedelissimi custodi della religione e del culto civile. Questi meriti sono stati da Noi con gioia non molti mesi fa apertamente ricordati, nella circostanza, cioè, in cui alcuni di voi, venerabili fratelli, conduceste a Noi in pellegrinaggio pie schiere di fedeli per salutarci e felicitarsi con Noi; questa bellissima testimonianza di fede fu occasione graditissima che Noi, a Nostra volta. Ci felicitassimo con la Polonia per il vivido decoro dell’avita religione [rimasto] integro attraverso molte e difficili circostanze.
Ora poi se, per quanto Noi potevamo, non desistemmo affatto in passato di essere di giovamento alle sue cause sacre, desideriamo poterlo essere ancora più ampiamente ed è Nostra intenzione ora di farlo: per il motivo, certo, che appaia più chiara davanti alla chiesa la manifestazione della Nostra sollecitudine per voi e che anche gli animi di voi tutti, rinvigorita la virtù, aumentati gli aiuti, vengano confermati ed eccellano nei doveri della professione cattolica. Abbiamo poi stabilito di fare questo con speranza chiaramente più fervida per il motivo che abbiamo riconosciuto e intravisto con quale solerzia voi, venerabili fratelli, siete soliti essere interpreti ed esecutori della Nostra volontà e con quale fermezza vi affatichiate nel difendere e accrescere i sommi beni dei vostri greggi. Quei frutti eccellenti, poi, che in essi desideriamo, Dio che spinge a parlare, li assecondi egli stesso benigno.
Il beneficio della divina verità e grazia che con la sua religione Cristo Signore recò al genere umano, è di utilità così grande ed eccellente tanto che nessun altro [beneficio] in nessuna maniera può essere con esso neppure paragonato e ad esso eguagliato. La forza di questo beneficio [che], come tutti sanno [è] molteplice e saluberrima, fluisce in modo mirabile nei singoli e nell’insieme di tutti, nella società domestica e in quella civile, a giovamento della prosperità della vita transeunte e per acquistare la felicità della vita immortale. Da ciò appare chiaramente che i popoli a cui è stata donata la religione cattolica, giacché con essa godono del massimo di tutti i beni, così sono vincolati dal dovere, massimo fra tutti, di promuovere e amare la medesima. Contemporaneamente, poi, appare che essa non è cosa di tal genere che o i singoli o gli stati possano presumere di rettamente garantirla ad arbitrio proprio di ognuno di essi, ma solo in quel modo, con quella disciplina, quell’ordine che definì e comandò lo stesso divin autore della religione: cioè col magistero e la guida della chiesa, che è stata stabilita da lui come “colonna e base della verità” (1Tm 3,15) e fu in vigore con la singolare assistenza di lui per tutti i tempi, e sarà in vigore in perpetuo essendo stata pronunciata la promessa: “Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine dei secoli” (Mt 28,20).
Giustamente quindi il vostro popolo a partire dagli avi e dagli antenati ritenne tanto illustre l’onore della religione così che sempre aderì con somma fede alla madre chiesa e persistette sempre irremovibile in un eguale ossequio ai romani pontefici e nell’obbedienza ai sacri vescovi che essi, secondo il loro potere, avessero designato. Quanti vantaggi e risorse siano a voi da ciò profluiti, quanti efficaci sollievi abbiate avuto in circostanze di trepidezza, quanti aiuti abbiate anche ora, voi stessi lo conservate nei vostri grati animi, lo professate con gratitudine.
Ogni giorno è manifesto quali circostanze di gravissime realtà stiano subentrando nei popoli e nei territori, venendo la chiesa cattolica o rispettata e mantenuta in degna posizione o danneggiata con ingiuria o disprezzo. Essendo contenuti, infatti, nella dottrina e legge del Vangelo quegli elementi che sono sempre giovevoli alla salvezza e alla perfezione dell’uomo, sia nella fede e nella conoscenza, sia nell’impiego e nell’operare della vita, e potendo la chiesa per diritto divino [ricevuto] da Cristo trasmettere e sancire con la religione questa dottrina e legge, essa è quindi, per servizio divino, efficace come grande forza moderatrice dell’umana società, nella quale essa è sia fautrice di generosa virtù sia realizzatrice di beni sceltissimi.
La chiesa, poi, alla quale presiede per diritto divino il romano Pontefice, è tanto lontana dall’arrogarsi per via di così grande ampiezza d’autorità qualcosa dell’altrui diritto o dall’indulgere alle brame ambigue di qualcuno, che essa spesso piuttosto, cedendo, rinuncia al suo diritto; e, provvedendo con sapiente equità ai più elevati e agli infimi, offre se stessa per tutti quale solertissima reggitrice e madre. Perciò agiscono ingiustamente coloro che anche in questo si adoperano per riportare in luce antiche calunnie contro di essa, già tante volte refutate e chiaramente consunte, composte con una nuova specie di vituperio. Ne sono meno riprovevoli coloro che per lo stesso motivo nutrono sfiducia per la chiesa e le attizzano il sospetto presso i reggitori degli stati e nelle pubbliche assemblee dei legislatori, dai quali, invece, ad essa è dovuta grande lode e ringraziamento. Infatti essa nulla affatto insegna o comanda che in qualche modo sia nocivo o avverso alla maestà dei principi, all’incolumità e al progresso dei popoli; piuttosto dalla sapienza cristiana fa assiduamente crescere molte cose di loro comune utilità chiaramente quanto mai vantaggiose. Tra di esse sono degne di essere ricordate queste: che coloro che reggono un principato rappresentano per gli uomini un’immagine del potere e della provvidenza divina; che il loro dominio deve essere giusto e imitare quello divino, temperato dalla bontà paterna, e che i guadagni spettano unicamente allo stato; che essi dovranno un giorno rendere ragione a Dio giudice e che questa per il posto più eccelso di dignità [sarà] più pesante: coloro che poi sono sotto il [loro] potere, debbono costantemente mantenere per i principi riverenza e fedeltà, come a Dio che esercita il dominio attraverso gli uomini, e obbedire ai medesimi “non solo per motivo dell’ira, ma anche per motivo di coscienza” (Rm 13,5), presentare per essi “implorazioni, orazioni, richieste, ringraziamenti” (1 Tm 2,1-2); che debbono osservare la santa disciplina dello stato, astenersi dalle macchinazioni degli improbi e dalle sette, né fare qualcosa in modo sedizioso; concorrere con tutto per mantenere la tranquillità della pace nella giustizia.
Codesti e simili precetti e disposizioni evangelici, che dalla chiesa vengono insegnati con tanto impegno, là dove sono in onore e di fatto valgono, colà non cessano di portare frutti eccellentissimi e li portano più copiosi in quei popoli nei quali la chiesa usufruisce di più libera facoltà nel suo compito. Opporsi, invece, ai medesimi precetti e ricusare la guida della chiesa, è lo stesso che opporsi alla volontà divina e ripudiare un insigne beneficio; giacché veramente nulla nello stato rimane prospero e onesto, tutto scivola nella confusione, sia i reggitori sia i popoli vengono assaliti dall’ansioso timore di calamità.
In verità, venerabili fratelli, circa queste tematiche avete prescrizioni già trasmesse da Noi all’occasione più diffusamente: tuttavia Ci è parso di dover richiamare sommariamente le medesime cose, affinchè la vostra premurosità, quasi poggiandosi al nuovo segnale della Nostra autorità, si adoperi con più ardore e più successo in ciò medesimo. Certamente sarà ottimo e di utilità per i vostri greggi, se si starà in guardia dai discorsi delle persone turbolente che con pessime arti non osano nulla ormai [che non sia] in maniera oltremodo scellerata per abbattere, distruggere il potere; se nessuna parte dei doveri che sono dei buoni cittadini verrà meno, se dalla fede a Dio dovuta e sacra fiorirà la fedeltà verso la cosa pubblica e i principi.
Parimenti accentrate la diligenza sulla società domestica, l’educazione della gioventù e dell’ordine sacro, gli ottimi modi di trattare della carità cristiana.
L’integrità e l’onestà della convivenza domestica, da cui profluisce in modo precipuo la sanità nelle vene della società civile, va attinta innanzitutto dalla santità del matrimonio, che venga contratto secondo i precetti di Dio e della chiesa unico e indissolubile. Poi è necessario che i diritti e i doveri tra i coniugi siano inviolati e vengano espletati con quanta massima concordia e carità possibile; che i genitori provvedano alla protezione e al profitto della prole, soprattutto all’educazione; che essi antecedano col loro esempio di vita, del quale nulla è più eccellente ne più efficace. Alla retta e proba educazione dei figli, tuttavia, giammai essi penseranno di potere, come conviene, provvedere, se non vigilando con estrema attenzione. Infatti essi non devono solo evitare scuole e licei dove vengano con attenta opera mescolate con l’insegnamento falsità circa la religione o dove quasi domini l’empietà, ma anche quelle in cui non c’è alcun insegnamento ne disciplina circa le istituzioni e i costumi cristiani quasi elementi importuni. Infatti quanti vengono educati nelle lettere e nelle arti, è pure chiaramente necessario che i loro ingegni vengano ammaestrati nella conoscenza e nel culto delle realtà divine, come persone che, per esortazione e comando della natura stessa, non meno che allo stato, molto più debbano a Dio, e come persone perciò che sono state accolte nella luce, affinchè servendo allo stato, dirigano il loro cammino alla patria del cielo che rimarrà e [lo] portino a termine con zelo. Non si dovrà poi affatto cessare in ciò, facendo progressi con la loro età la cultura civile; al contrario si dovrà con più intensità insistervi sia perché la gioventù, come ora particolarmente vengono condotti gli studi, ogni giorno è spinta con più ardore dal desiderio di sapere, sia perché ad essa ogni giorno sovrastano maggiori pericoli circa la fede per via delle grandi perdite già deplorate in così importante realtà. Ciò poi che concerne il modo di trasmettere la sacra dottrina, l’onestà e la competenza dei maestri, la scelta dei libri, quali cautele la chiesa giudichi rivendicare a sé, quali modi predeterminare, ciò lo fa chiaramente di suo diritto; ne non lo può non fare a favore di quanto è tenuta a provvedere per gravissimo dovere, affinchè mai si insinui qualcosa di alieno dall’integrità della fede e dei costumi che nuoccia al popolo cristiano.
D’altra parte confermi e porti a compimento l’educazione sacra che viene impartita nelle scuole, quella che in certi tempi e con certe prescrizioni si ha nelle curie e nei templi, dove i germi della medesima fede e carità, come nel loro suolo, vengono nutriti e crescono più abbondantemente.
Queste cose avvertono a sufficienza per se stesse che è necessaria singolare diligenza e azione per formare l’ordine clericale che, per detto divino, deve crescere in modo tale e mantenere in modo tale il sacro proposito, da essere ritenuto “sale della terra” e “luce del mondo”. Entrambe le lodi, che esprimono specificatamente la sana dottrina e la santità di vita, debbono essere particolarmente curate nel clero adolescente, né tuttavia devono essere custodite e promosse di meno nel clero adulto, a cui più da vicino sovrasta “l’apprestamento dei santi nell’opera del ministero, nell’edificazione del corpo di Cristo” (Ef 4,12).
Circa i sacri seminari dei chierici è a Noi ben noto, venerabili fratelli, che non manca affatto la vostra cura; come, al contrario che muovervi esortazioni, si addica attestare approvazione sia a voi sia a tutti coloro della cui assidua fatica nell’amministrazione e nell’insegnamento essi si allietano. Chiaramente nei tempi tanto nocivi alla chiesa che sono sopravvenuti, quando i nemici della verità prendono vigore, quando la peste delle seduzioni non serpeggia più occulta, ma avanza senza pudore in tutto, se si deve aspettare più di prima sollievi e rimedi dall’ordine sacerdotale, esso naturalmente deve venir preparato con cura ed esercizio maggiore di prima alla buona battaglia della fede e all’eguale dignità di ogni virtù. Ben sapete quali norme circa il modo di dirigere gli studi siano state da Noi a più riprese in passato stabilite, soprattutto in ambito filosofico, teologico, biblico: insistete su di esse, affinchè i maestri si dispongano con grandissima diligenza, ne tralascino alcune delle altre scienze che sono di ornamento a quelle più importanti e aggiungono affidamento alle cariche sacerdotali. Similmente sotto la vostra istanza i superiori disciplinari e spirituali (uomini che devono essere di provatissima esperienza per integrità e prudenza), temperino il modo della vita comune in modo tale, formino ed esercitino gli animi degli alunni in modo tale che risplendano in essi progressi quotidiani delle appropriate virtù: e si miri anche al fatto che imparino e si rivestano con maturità di ogni prudenza nel contatto con quanto è di potestà civile. In questo modo chiaramente da quei sacri [luoghi], come da palestre e accampamenti, ininterrottamente uscirà ottimamente addestrata la nuova milizia, che verrà in soccorso a quanti lavorano nella polvere e al sole e sostituirà, [ancora] intatta, gli stanchi e gli emeritati. In verità facilmente vedete quanto pericolo nello stesso adempimento dei compiti sacri incontri anche la solida virtù, e quanto sia umano intiepidire nei propositi e venire meno ad essi. Perciò le vostre preoccupazioni che offriate ai sacerdoti come convenientemente possano ricoltivare e accrescere gli studi della dottrina, riguardino contemporaneamente innanzitutto come essi possano in modo più fervido, recuperate nel frattempo le forze d’animo, sia occuparsi della loro perfezione, sia giovare alla salvezza eterna degli altri.
Se voi, venerabili fratelli, avrete un tale clero, giustamente formato e riconosciuto all’altezza ai vostri occhi, sentirete certamente non solo alleviarsi per voi il compito pastorale, ma anche abbondare i frutti desiderati nel gregge: dei quali è lecito sperare abbondanza soprattutto dall’esempio del clero e dall’operosa carità.
Il precetto della medesima carità, che è “grande” in Cristo, sia oltremodo raccomandato a tutti di qualsiasi ordine, e i singoli si applichino a realizzarlo nel modo in cui Giovanni apostolo esorta: “con opera e verità”; con nessun altro vincolo o sostegno, infatti, le famiglie e gli stati possono mantenere la saldezza, né – ciò che vale di più – acquistare i meriti della dignità cristiana. Noi ciò considerando e deplorando i tanto numerosi e acerbi mali che, posposto o abbandonato questo precetto, sono conseguiti pubblicamente e privatamente, abbiamo spesso sul medesimo tema espresso la voce apostolica: lo facemmo specificatamente attraverso la lettera enciclica Rerum Novarum, in cui esponemmo i princìpi più adatti a dirimere la questione sulla condizione degli operai partendo dalla verità e giustizia evangelica. Ora, con rinnovata esortazione, inculchiamo gli stessi principi: essendo movente e guida la santa carità, è manifesto dall’esperienza quanta forza ed eccellenza abbiano le istituzioni cattoliche, i sodalizi di quanti esercitano le arti, le associazioni di quanti si sovvengono mutuamente, e [di] questa sorta più realtà o per alleviare le fatiche dei più deboli o per istruire rettamente l’infima plebe: coloro poi che forniscono consiglio o autorità, denaro o opera a cedeste realtà, nelle quali è in gioco la salvezza anche eterna di molti, essi in modo verissimo si rendono egregiamente meritevoli nei confronti della religione e dei propri cittadini.
A queste cose dette universalmente al popolo della Polonia, [Ci] è gradito aggiungerne certe che riteniamo che saranno di vantaggio specificatamente secondo la condizione dei luoghi nei quali vi trovate: e in tal modo di questi stessi moniti che abbiamo dati Ci aggrada imprimerne alcuni tanto più profondamente nei vostri animi.
Innanzitutto affidiamo un’esortazione a voi, come i più di numero, che sottostate al dominio russo, [e che] è di diritto che lodiamo con il nome della professione cattolica. È punto principale della Nostra esortazione che manteniate e promuoviate energicamente codesto animo di costanza nel coltivare la santa fede, nella quale avete quel bene che è il principio e la fonte – come dicemmo – dei massimi beni. È assolutamente necessario che il cuore cristiano anteponga di gran lunga questo a tutte le altre realtà; questo stesso, come sono i comandi divini e gli splendidi fatti degli uomini santi, non lo abbandoni affaticato da nessuna difficoltà e lo custodisca con somme forze e fatiche e, sorretto dalla virtù del medesimo, attenda consolazione e forza, qualunque evento le cose umane adducano, sia sicurissimamente sia pazientemente da Dio che si ricorda [dell’uomo].
Per ciò che concerne Noi, abbiamo in verità, secondo il Nostro compito, appreso quale sia la condizione delle vostre cose; e [Ci] diletta molto codesta grande fiducia che a guisa di figli ponete in Noi. Così, perciò, [vi] esortiamo che rigettiate del tutto le menzogne che iniquamente vengono seminate contro la Nostra benevolenza e sollecitudine per voi; siate del tutto persuasi che Noi per nulla meno dei pontefici predecessori abbiamo accolto e abbiamo rivolto le Nostre cure come per gli altri vostri compatrioti, così per voi; che, invece, per sostenere la vostra fiducia, siamo pronti in tutto a laboriosamente adoperarci e confidentemente perseguire. Giova richiamare alla memoria che Noi già dagli inizi del pontificato, pensando alla realtà cattolica da ristabilire costì, abbiamo opportunamente interposto gli uffici presso il Consiglio Imperiale, per raggiungere quanto sia la dignità di questa sede apostolica, sia il patrocinio delle vostre cause sembrassero richiedere. Da questi uffici è risultato che nell’anno 1882 sono stati stabiliti con esso certi accordi: tra questi che ai vescovi sarebbe stata concessa libera facoltà di reggere i seminari dei chierici secondo le leggi canoniche; poi che l’Accademia Ecclesiastica Petropolilana, che è aperta anche agli alunni polacchi, dovesse venir affidata pienamente alla giurisdizione dell’arcivescovo di Mohilev e venir migliorata per più estesa utilità del clero e della religione cattolica: [fu] fatta, inoltre, la promessa che quanto prima andassero abrogate o mitigate quelle leggi specifiche che il vostro clero lamentava per sé più severe. Da quel tempo giammai Noi, presa o ricercata l’occasione, cessammo di richiedere [il mantenimento] dei patti convenuti. Anzi [Ci] aggradò di portare le medesime richieste allo stesso potentissimo Imperatore, del quale abbiamo sia sperimentato l’atteggiamento d’amicizia verso di Noi, sia supplicato con gagliardia l’eccelso amore della giustizia nella vostra causa: né cessiamo di presentare richieste allo stesso di tempo in tempo, affidandole soprattutto a Dio, giacché “il cuore del re [è] nella mano del Signore” (Pro 21,1).
Voi, poi, venerabili fratelli, continuate a difendere con Noi la dignità e i sacrosanti diritti della religione cattolica: essa potrà veramente essere salda nel suo proposito e recare i benefici che deve, quando, padrona della giusta sicurezza e libertà, sarà fornita di idonei sostegni, per quanto sia necessario, per l’esecuzione della [sua] azione. Giacché poi voi stessi vedete quale opera abbiamo dedicato appunto alla raccomandazione e al mantenimento nei popoli della tranquillità dell’ordine pubblico, voi stessi non cessate di agire affinchè il rispetto dei poteri più elevati e l’ottemperanza alla pubblica disciplina sia fermamente salda nel clero e parimenti negli altri: e così, allontanata totalmente ogni causa di offesa o di biasimo e mutata ogni specie di imputazione in riverenza, rimanga e cresca al nome cattolico la sua lode.
Parimenti sia vostra incombenza far sì che non manchi nulla circa la somma salvezza dei fedeli, né nell’amministrazione delle curie, né nell’impartire il pascolo della parola divina, né nell’alimentare lo spirito della religione; che i fanciulli e gli adolescenti, soprattutto nelle scuole, vengano diligentemente impregnati di sacra catechesi e ciò, per quanto può essere fatto, ad opera di sacerdoti, ai quali ciò venga da voi legittimamente demandato; che si accordino pienamente col culto divino sia il decoro degli edifici sacri sia lo splendore festivo delle solennità, donde la fede attinge buoni incrementi. Avrete agito, poi, molto bene mettendo in anticipo in guardia da discriminazioni, se per caso sembra che ne esista qualcuna in queste cose; per questa causa non dubitate di fare appello, pur se con gravità e prudenza, alle stesse convenzioni ratificate con questa sede apostolica. Certo, deve essere gradito e desiderabile non solo ai polacchi, ma a tutti coloro che sono guidati da sincera carità per lo stato, sia che non ci siano tali discriminazioni, sia che vengano conferiti i beni confacenti. La chiesa cattolica, infatti – ciò che all’inizio abbiamo insegnato e ogni giorno si segnala -, è nata ed è stata istituita così che sicuramente giammai partorisca agli stati e ai popoli nulla di dannoso, ma felicemente molteplici splendide utilità, anche nell’ambito delle cose mortali.
Voi, poi, che siete nel dominio dell’inclita casa degli Asburgo, considerate negli animi quanto dobbiate all’augusto Imperatore, zelantissimo dell’avita religione. Perciò si apra da parte vostra verso di lui la giusta fiducia e il grato ossequio più eccellentemente di giorno in giorno: si apra zelo non dissimile di ottenere tutte quelle cose che o sono già state ottimamente costituite o i tempi e le circostanze persuadano a provvidamente costituire per l’incolumità e il decoro della religione cattolica.
Desideriamo fermamente che l’Università di Cracovia, antica e nobile sede delle scienze, venga difesa nella sua integrità e prestanza, e che pure emuli le glorie di tali accademie che, non poche, l’insigne cura di vescovi o la liberalità di privati, col Nostro favore, promosse in questi nostri tempi. Come in quelle, così nella vostra, sotto la direzione della solerzia del diletto Nostro figlio il cardinal vescovo, tutte le importantissime scienze, armonizzando con la fede con patto amico e presentando tanto di sostegno per la sua difesa quanto da essa di luce e di fermezza prendono in prestito, magari siano sempre più in tutti gli aspetti di giovamento alla gioventù dilettissima.
Parimenti deve molto importare alle vostre cose, certo alle Nostre importa massimamente ,che presso di voi gli ordini dei religiosi siano in rigoglio nella stima di tutti: essi, incaricati della perfezione della virtù che cercano di conseguire e di molteplice insegnamento e del lavoro fruttuoso nel guadagnare gli animi, sono come ricchezze più abbondanti a disposizione della chiesa e non di meno le cittadinanze in ogni tempo hanno usato di essi come ottimi aiutanti per ogni onestissima iniziativa. E particolarmente, volgendo lo sguardo alla Galizia, ricordiamo con somma propensione l’antichissimo ordine basiliano, nel ristabilire il quale Noi stessi tempo fa demmo alcuni peculiari consigli e cure. Infatti veramente cogliamo frutto non insignificante di letizia per il motivo che esso, assecondando con vivace religiosità la Nostra aspettativa, si rifaccia in piena misura alla gloria dei tempi anteriori allorché fu in molti modi salutare alla chiesa rutena: con la vigilanza dei vescovi e l’operosità dei curatori i segnali di salvezza del medesimo cominciano già da esso a brillare più luminosi di giorno in giorno.
Qui però, giacché cadde la menzione sui Ruteni, permettete che ripetiamo l’esortazione che voi con essi, sebbene si interponga la differenza delle origini e dei riti, associate le volontà più strettamente e amantemente, come si addice a coloro che la comunione di territorio, cittadinanza e massimamente di fede associa. Come infatti la chiesa li ha e li ama come beneneriti figli e permette loro con sapiente consiglio legittime consuetudini e riti propri, non diversamente voi, a cominciare dal clero, abbiateli e curateli così come fratelli dei quali sia un cuore solo e un’anima sola, a ciò in fin dei conti aspirando: che aumenti all’unico Dio e Signore la gloria e insieme vengano moltiplicati i frutti di ogni giustizia “nella bellezza della pace”.
Parimenti con animo gradito volgiamo la parola a voi che abitate la provincia di Gnesen e Posnania. Seppure tra le altre cose, [Ci] è grato ricordare come tra i vostri stessi cittadini, come era desiderio di tutti, innalzammo all’illustre sede di S. Adalberto un uomo insigne per pietà, prudenza e carità. Più grato è poi vedere con quale obbedienza, con quale amore siate unanimi favorevoli alla sua mite e operosa guida: da ciò veramente [c’è] da sperare che la condizione della religione cattolica si allieterà presso di voi ogni giorno più di buoni incrementi. Al fine poi che la medesima speranza si confermi maggiormente e risponda più pienamente ai desideri, non senza causa comandiamo che voi confidiate nella magnanima giustizia del serenissimo Imperatore; del quale, tra l’altro, non una volta sola abbiamo conosciuto come testimoni la mente propensa e benevola verso di voi, che sarà per voi chiaramente di aiuto se persevererete nella verecondia delle leggi, in ogni gloria cristiana delle cose rettamente compiute.
Venerabili fratelli, vogliamo che ognuno annunzi queste prescrizioni ed esortazioni ai vostri greggi di modo che anche le vostre opere risultino più fruttuose. In questo riconoscano così i figli carissimi da quanto grande affetto di carità a loro stesso favore siamo spinti; questo poi essi stessi, come Noi fortemente desideriamo, [lo] accolgano con eguale rispetto e pietà. Se, infatti, coltiveranno queste cose diligentemente e costantemente – ciò che riteniamo per certo – potranno sicuramente sia allontanare i pericoli alla fede derivanti dalla gravezza del tempo, sia custodire le memorabili magnificenze dei padri, rinnovarne gli atteggiamenti e gli esempi, diffondendosi da ciò vantaggi quanto mai ottimi a sollievo anche di questa vita.
Vi chiediamo, poi, di implorare assieme a Noi con ardore favorevole abbondanza d’aiuto divino, presi per intercessori la gloriosissima vergine Maria, Giuseppe santissimo, della cui solennità oggi il popolo cristiano si allieta, e i santi celesti patroni della Polonia.
Come auspicio di ciò e come testimonianza della Nostra particolare benevolenza impartiamo amantissimamente nel Signore a voi e al clero e a tutto il popolo affidato alla vostra vigilanza la benedizione apostolica.
Roma, presso San Pietro, 19 marzo 1894, anno XVII del Nostro pontificato
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