Palazzo Pecci (di Leone XIII)

Sempre in via Cavour, quasi di fronte a questa abitazione c’è il palazzo Pecci dove nacque nel 1810 Leone XIII. I grossi muri e le finestre piccolissime nella parte più alta (in via Castello) attestano che esso faceva parte del castello medievale di cui era proprietario Giovanni Conti “che abitava la quarta parte di Carpineto”. La parte destra è a tre piani con balcone e finestre adorne di modanature caratteristiche dei palazzi fine XVI inizio XVII secolo. Il palazzo ha due porte: una in via Castello e immette nella parte più antica (parte nobile e dispensa con cantina, camera dell’ufficio o del canonico Annibale Caporossi), l’altra sotto il portico, al “Montano” ed è l’ingresso principale: la scalinata; vi stavano il forno, il molino ad olio, il granaio, la cantina della neve (durante i mesi estivi la neve presa sul monte Semprevisa, in località Pozzo della Neve, veniva spedita specialmente a Velletri, per essere smerciata a Roma). La scalinata interna è in pietra locale. A destra c’è il giardino pensile, a sinistra un vestibolo, che immette nelle sale di rappresentanza.
Nella sala quadra troviamo, in fondo, il ritratto di Leone XIII, e tra quelli del pontefice e dei familiari, primeggiano Leopoldo I e Maria Enrichetta del Belgio (ricordo della sua nunziatura).
Il salone lungo ha la parete coperta di damasco rosso. Vi sono: il medaglione del geologo danese Niccolò Steno, orologi e vasi cinesi. Vi è anche il ritratto di monsignor Adami che si interessò molto per Carpineto.
La cappella, dove fu battezzato Leone XIII, contiene varie reliquie dei santi canonizzati durante il suo pontificato. La litografia in marmo con Leone nunzio a Bruxelles e l’albero genealogico fatto da lui eseguire nel 1832 e alcuni sonetti composti a Viterbo nel 1822 sono collocati nella saletta del “monsignore”. Nella biblioteca troviamo, oltre ai ventimila volumi, molte lettere private; secondo il testamento di Ludovico Pecci, la biblioteca era istituita in favore dei Carpinetani.
Sempre nel palazzo sono conservati molti oggetti appartenuti al pontefice, come il fucile da caccia lungo e pesante, provvisto di acciarino a pietra focaia; Leone vi andava a caccia col vecchio amico Pasquale Salvagni. Vi sono anche gli strumenti usati per aprire la porta Santa nel giubileo del 1900.
Nel giardino pensile si trova anche la cisterna restaurata dal padre del Papa con la spesa di un “quartuccio di grossetti d’argento”. Il problema dell’acqua, infatti, è stato sempre uno dei più difficili ad essere risolto a Carpineto: in antico i più usavano scavare dei pozzi all’interno delle stesse abitazioni o accanto ad esse (come per esempio lungo via Roma ed in via La Costa) oppure nella campagna più vicina al paese.

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