zona di apostolato di san carlo da sezze

La Vita di San Carlo da Sezze

Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/36500

Nato a Sezze (Latina) il 19 ottobre 1613 da Ruggero Melchiori (o Marchionne) e Antonia Maccione, contadini piissimi e di buona condizione, Carlo fu battezzato il 22 dello stesso mese, come risulta dall’unico registro contemporaneo esistente tuttora presso la cattedrale di S. Maria. Per motivi di salute dovette sospendere gli studi elementari: fece il pastore e poi il contadino. A diciassette anni emise il voto di perpetua castità in onore della Vergine e quindi, contro il parere dei genitori e dei parenti che lo avrebbero voluto sacerdote, preferì, per spirito di umiltà, rendersi religioso converso. Vestì, pertanto, l’abito dei Frati Minori nel convento di S. Francesco in Nazzano il 18 maggio 1635 e, dopo aver superato molte difficoltà, professò il 18, o il 19 maggio dell’anno seguente. Risiedette successivamente nei conventi di S. Maria Seconda in Morlupo, di S. Maria delle Grazie in Ponticelli, di S. Francesco in Palestrina, di S. Pietro in Carpineto Romano, di S. Pietro in Montorio e di S. Francesco a Ripa in Roma. Tra il 1640 e il 1642 dimorò per breve tempo nei conventi di S. Giovanni Battista al Piglio e in quello di S. Francesco in Castelgandolfo. NelI’ottobre 1648, ascoltando la Messa nella chiesa di San Giuseppe a Capo le Case in Roma, al momento dell’elevazione, ricevette dall’Ostia divina una ferita di amore al petto. Impiegato negli uffici propri del suo stato, di cuoco, ortolano, portinaio, questuante e sagrestano, Carlo si distinse per l’umiltà, l’ubbidienza,

la pietà serafica e l’amore verso il prossimo, riuscendo ad unire alla più intensa vita interiore e contemplativa una instancabile attività caritativa e apostolica che lo condusse a Urbino, a Napoli, a Spoleto e in altre città.
Laici, sacerdoti, religiosi, vescovi, cardinali e pontefici si giovarono dell’opera di Carlo, che aveva avuto da Dio doni straordinari, tra i quali, in particolare, quelli del consiglio e della scienza infusa (riconosciuto, questo prorsus mirabile dal breve stesso della beatificazione). Ad Alessandro VII, che lo interrogava su Girolama Spada, giustiziata come eretica a Campo de’ Fiori il 5 luglio 1659, Carlo rispose che non si era mai recato a casa della donna, sapendo che in lei non v’era nulla di buono. Clemente IX lo inviò a Montefalco per esaminarvi lo spirito di una monaca, falsamente ritenuta santa. Carlo predisse il supremo pontificato ai cardinali Fabio Chigi (Alessandro VII), Giulio Rospigliosi (Clemente IX), Emilio Altieri (Clemente X) e Gianfrancesco Albani (Clemente XI).
Dopo la morte, avvenuta il 6 gennaio 1670 a San Francesco a Ripa, comparve sul petto di Carlo un singolare stigma, che fu riconosciuto di origine soprannaturale da un’apposita commissione medica e fu addotto come uno dei due miracoli richiesti per la beatificazione. I processi canonici, iniziati poco dopo la morte, subirono notevoli ritardi dovuti a contingenze storiche. Clemente XIV dichiarò l’eroicità delle virtù il 14 giugno 1772; Leone XIII, con breve del 1° ottobre 1881, lo beatificò il 22 gennaio 1882, e Giovanni XXIII lo canonizzò il 12 aprile 1959. La sua festa si celebra il 6 gennaio. Benché a scuola avesse imparato a leggere e a scrivere malamente, Carlo fu autore straordinariamente fecondo.


Autore: Severino Gori

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