Ieri in quella stanza tetra, buia,
entrando un brivido freddo
mi ha sferzato il corpo e la pelle aggricciata,
incredulo, avanzando con passo lento e sofferto
in quel legno statico
ho visto una vita spenta.
Perché, mio Dio, era così giovane, così bella!

Ieri, ho visto, in quella stanza vuota
chino su quel corpo inerte
un uomo solo, distrutto, infranto,
stringeva dolcemente quella mano.
accarezzandola, muto gli parlava,
lo chiamava, lo guardava, lo interrogava,
quante cose gli diceva
in quel silenzio immenso.
Perché, mio Dio, era buono. si faceva uomo!

Ieri, ho visto, in quel fiore reciso
in quel volto finalmente, tranquillo, sereno,
quello di mio figlio, dell’ amico prediletto,
volti ignari, allegri, gioiosi
che indifesi aprono la porta alla vita futura;
quello che hai fatto, genitore
quello che hai dato, insegnante
all’ improvviso svanisce, viene annullato,
macchia d’ inchiostro nero su quel foglio
bianco e quel sogno intrapreso, iniziato, sparisce.
Perché, mio Dio, questa tremenda piaga bianca!

Cesare Maria Lepre