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La Prima Guerra Mondiale

I carpinetani spinti da questi avvenimenti a vedere il mondo oltre i Lepini furono presi dal tarlo dell’avventura americana e si imbarcarono verso terre sconosciute e lì si misero a lavorare tenacemente per raggranellare i mezzi di un vivere civile: i risparmi inviati al paese natio permisero la rinascita del com­mercio, dell’edilizia e dell’iniziativa privata. Ma quei sofferti sacrifici non furono vani.

Anche il bene pubblico ne risentiva: un vivace spirito di partito si era sostituito al disinteresse politico e contadini e pastori scesero perfino sulla piazza a proporre il primo sciopero che si ricordi, evitando così che un appalto ingiusto per taglio di boschi inducesse essi e i propri animali all’indigenza.

Il sindaco Rotellini nel 1914 invitava la cittadinanza alla concordia e tranquillità, mentre proponeva una giusta ripartizione delle tasse comunali, nonché un’economia fino all’osso per ottenere il pareggio del bilancio. Ma la prima guerra mondiale sconvolse la pacifica cittadina che inviò i suoi uomini migliori verso i confini d’Italia ed intanto Carpineto alloggiava 80 profughi friulani. Caddero 102 carpinetani sul Carso, lungo le valli del Piave, sul Grappa, mentre i restanti abitanti cadevano per una nuova peste, la spagnola.La sola parola viene ancora menzionata dai vecchi con vero raccapriccio per la violenza del male, tanto che la popolazione “si riunì a Santa Maria del Popolo e con ceri accesi portò in processione il quadro miracoloso della Madonna. Il morbo cessò e solo i carpinetani che andavano in altri paesi lo contraevano; i forestieri capitati qui rimanevano incolumi”. Era come dire, assistere a miracoli territoriali!

Ma presto la cittadinanza si riebbe dagli orrori di guerre e di malattie e le strade si ramificavano sempre di più lungo le pendici dei Lepini; la vicina Maenza veniva raggiunta attraverso le strade poderali, mentre quelle cittadine venivano re­se praticabili, quando da Roma il signor Alessandro Coluzzi si avventurò, con la sua “Tre A” fiammante lungo i sen­tieri ancora sassosi della via carpinetana ed arrivò gonfia d’orgoglio e di polvere a percorrere gli interni del paese; gioia e meraviglia miste a rispetto per l’avventuroso pioniere indicarono le nuove mete di commercio e di guadagno verso la capitale Roma.

Un’altra dolorosa emigrazione per le lontane Americhe e  l’Australia dissolse momentaneamente le sue forze lavorative che nel 1934 contavano 6.010 unità. Ciò che viene in seguito nella storia di Carpineto è materia tanto viva che i protagonisti siamo tutti noi che viviamo, che respiriamo, che ci agitiamo dentro la

cerchia di queste meravigliose montagne, ricche di alberi, e di vita, per cui vale solo un piccolo cenno alla seconda guerra mondiale, in cui i colossi che vi presero parte in modo cruento, i mezzi terrestri ed aerei che vi impiegarono, furono tali da fare rimpiangere il giorno in cui il castello feudale dei conti Aldobrandini teneva a bada i nemici, che riscaldavano il misero rancio quasi a ridosso del pericolo!
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