chiesa sant'agostino

Chiesa Sant'Agostino

La costruzione della chiese risale al 1100, opera dei Cavalieri Templari. Infatti su una trave che sovrasta l’altare maggiore e che ora si trova capovolta sulla soffitta del convento si legge “Frater magister Prato (forse da Prato) hoc opus fecit fieri MC”. Bellissimi sono i due portali (uno principale e l’altro sul lato destro) di stile gotico. Secondo la tradizione furono tolti dall’abbazia di Valvisciolo (del principale si dubita fortemente). Sulla trabeazione dell’uno sono scolpite le arti e i mestieri e su quello dell’altro la Madonna col Bambino con a fianco due santi e i simboli dei quattro evangelisti.
L’interno della chiesa è pianta a croce latina ed è un capolavoro dell’arte gotica con influssi romanici (a sinistra, infatti, vista dall’esterno, una delle monofore laterali è romanica, mentre le altre sono gotiche).
L’altare maggiore è tutto in marmo ed è della fine del 500 (costruito sotto il pontificato di Sisto V) e fu donato alla chiesa da Leone XIII. Durante le riparazioni fatte ai tempi delle ricostruzioni leoniane, la chiesa subì dei pessimi restauri. Per esempio, sparì del tutto l’originaria abside col severo affresco Cavalliniano, raffigurante un Cristo nimbato tra Santi. (I padri agostiniani ce ne conservano una storica fotografia).
L’interno della chiesa è fantasticamente dipinto dal pittore pontificio Tito Troia (sec. XIX).
Interessante è anche un bassorilievo in pietra locale raffigurante S. Antonio Abate (opera forse del ‘400) che si trova a destra dell’altare maggiore.
Il campanile è di stile romanico. Il convento è a pietra tagliata di stile gotico e fu ricostruito da Leone XIII nel 1888.

Breve storia di Sant’ Agostino
Il cardinale Annibaldo da Ceccano qualche giorno prima della sua morte (1350) contribuì all’ampliamento della chiesa: il suo stemma è unito a quello degli Stefaneschi sopra il portale della fiancata destra. Il convento annesso fu affidato ai padri Agostiniani che introdussero la popolare festa di S. Agostino, divenuto patrono della cittadina. Scacciati i padri da una legge di Napoleone I, il convento fu ricomprato da Ludovico Pecci e trasformato in magazzino. Nel restauro, già accennato sopra, il convento doveva essere adibito ad ospedale, ma ci si accorse che non era possibile e a questo scopo fu comprato, a spese di Leone XIII, il convento di S. Pietro e fu destinato ai ricoverati l’appartamento di cinque camere del cardinale Aldobrandini.

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