Il monte Semprevisa non ha caratteristiche rilevanti, dal punto di vista geologico, tranne il fascino della montagna, che sa conservare ancora integri tutti i suoi segreti.
Di origine calcarea presenta in più punti residui scistosi di talco, che appaiono sotto forma di grosse lastre friabili e pul­verulenti.
La montagna presenta diverse cavità degne di essere tenute nella giusta considerazione: i cosiddetti “ousi”.
Spedizioni speleologiche guidate dal prof. Pasquini dello Speleo Club di Roma, sono scese nell’Abisso Consolini esplorandone i due pozzi e raggiungendo m. 210 di profondità, seconda cavità dell’Italia centro meridionale: l’altro presenta la apertura a 1360 m. sul livello del mare per poi strapiombare per 91 m. dove s’incontra un portale che immette nella seconda cavità che scende sino a quota 210 m.

Si parte da Carpineto inerpicandosi per i boschi di castagni, per la strada della montagna, che giunge sino a Pian della Faggeta; da qui prendiamo il sentiero che traversa la gola che separa il monte Capreo dalla Semprevisa passando per la mulattiera che faticosamente s’arrampica tra boschi di carpini e di faggi fino a raggiungere l’acqua di Mezzavalle, e balzare poi in località Sella, che getta, verso il monte Capreo, quasi un ponte fra le due montagne. E’ bene soffermarci in questa località che presenta una bella radura circondata dai faggi secolari che svettano con le loro cime verso il cielo terso e l’aere sereno.

Sempre in località Sella troviamo il Pozzo della Neve. E’ una piccola conca, circondata da faggi che, con la loro frescura, proteggevano la neve, la quale, in tempi passati, vi veniva spinta e pressata con mezzi rudimentali durante il periodo invernale, per poi essere prelevata nei mesi estivi come ghiaccio, e smistata verso Roma.

Dopo la fugace fermata alla Sella, la mulattiera alla sua sinistra, s’inoltra nuovamente fra i boschi per giungere in un luogo caratteristico, dopo circa 15 minuti di cammino: la Schiazza di Paolone.
Qualche bontempone si è divertito a scrivere su questo masso del peso ragguardevole di diversi quintali, oltre le firme di alcuni briganti, la seguente frase: “Chesta è la schiazza de PaoIone sotto ce stà no milione”. Il turista sprovveduto potrebbe intraprendere l’onerosa fatica, ma il responso potrebbe essere deludente: infatti sull’altra faccia leggerà: “Ora che mi site revotata stonco meglio reposata”.

La vetta è ormai vicina e le ultime angustie del sentiero sono rese meno dure dall’avvicinarsi della mèta.
La cima ci viene incontro passo dopo passo, uscendo dagli ultimi faggi del versante che guarda la pianura Pontina.
Dalla vetta della Semprevisa, passando sopra Colubrella, un vasto pianoro a ridosso del monte, si arriva alla fonte di “Sambuco” da dove sgorga un’acqua freschissima ed è un punto di ritrovo per molti gitanti.