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Gli abiti di Leone XIII

I ritratti giovanili di mons. Gioacchino Pecci (1830), le prime timide foto del cardinal Pecci e le successive conosciutissime del Pontefice Leone XIII, oltre rivelarci quegli scarniti tratti somatici, ci documentano una serie di abiti ecclesiastici d’epoca, che vanno dalle talari e mozzette fino ad un raro abito “viatorio” per i viaggi e la vita domestica. Soprattutto col passare degli anni ci appare ora sorridente nei solenni abiti cardinalizi color porpora e dal lungo strascico, ora serioso nell’abito “viatorio” adatto ai lunghi viaggi. Assorto, quasi intimidito, sotto la pesante tiara calcata sulla testa, e poi la solenne tunica.

E poi gli abiti pontefici: quello dei fastosi cerimoniali, quelli dell’ ossequio dalla sua corte; quelli pesanti e sontuosi rivestiti su di una sedia gestatoria circondato da cardinali, guardie nobili e dignitari.
Comunque predilige il lungo abito bianco dai 33 bottoni e fascia bianca con insegne araldiche; mozzetta e croce pettorale ravvivata da coloratissima stola con i santi Pietro e Paolo. Non si staccava quasi mai da questo cliché: in lui era forte il senso dell’alto magistero, sentendosi come un monarca a cui si deve rispettosa devozione.
All’apertura dell’Anno Santo per non affaticare il novantenne pontefice, le suore confezionarono appositamente un piviale leggerissimo.

Nel suo studio, negli inverni romani, allo zucchetto (copricapo leggero e parziale) preferiva il camauro di velluto, foderato di ermellino, che andava a ricoprire anche le orecchie. Così l’occhio indiscreto di un giornalista vide sul letto di morte il vecchio pontefice carpinetano: “Il pontefice era stato rivestito della veste bianca con la fascia dello stesso colore, del rocchetto, della mozzetta di velluto rosso ornata di ermellino e del camauro” (20 luglio 1903).

Anche in Carpineto, sua patria, papa Leone XIII ha voluto “lasciare le sue fattezze”: Leone XIII benedicente dal suo trono pontificio, rivestito del triregno, della lunga tunica bianca orlata di pizzo, sotto cui compaiono scarpette con fibbia; un cingolo ne trattiene la snella figura. Sulle spalle ricurve un pesante piviale con prezioso fermaglio. Nella sua terra appare sempre in abiti sontuosi o nel conversare con la sua corte ristretta nell’approvare la ricostruzione del convento di sant’Agostino: talare lunga e mozzetta con bordatura di ermellino.

Ginocchioni, con il solenne lungo piviale, deposto il triregno ed a capo chino riverente davanti alla Madonna del Rosario nel catino affrescato della chiesa di S. Leone Magno.
Amavano i committenti far vedere papa Leone nello splendore del suo pontificato: sorridente in un quadro presso la stessa chiesa e splendido nel bianco del sacro vestito presso le suore sacramentine in S. Maria del Popolo: qui vi è un piccolo museo costituito da zucchetto e tunica bianca. Ma lo vogliamo ricordare ancora glorificato in Vaticano sulla “sedia gestatoria” (usata fino ai papi moderni con lo stemma Pecci), con triregno e abiti liturgici affiancato dai lunghi flabelli e dai cardinali con il lungo strascico rosso sorretto da caudatari. Così si è voluto ricordare nella cappellina della Croce sul monte Capreo: abiti pontificali, stola e largo piviale. Sul capo venerando, la mitria di vescovo di Roma ed un largo sorriso nell’atto di aprire l’Anno Santo del 1900.

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