La famiglia Pecci

Fonte: www.wikipedia.org

I Pecci erano di origine senese. Un ramo della famiglia, nel XVI secolo, si trasferì a Carpineto, presso Roma, piccolo e antico borgo abbarbicato sui monti Lepini, abitato in epoca preromana dai Volsci e ducato, nel Seicento, di Olimpia Aldobrandini, nipote di Clemente VIII. Il prestigio della casata crebbe nell’Ottocento, quando Vincenzo Pecci fu eletto papa Leone XIII (1810-1903).
Storia

I Pecci romani derivavano dall’omonimo antico ed influente casato di Siena. Antonio si stabilì a Carpineto acquistando il 29 agosto 1500 una casa adiacente al castello De Ceccano che, dopo il 1575, passerà in proprietà dei suoi eredi. I due figli di Antonio, Pietro e Leonardo, ripartirono la famiglia in due diramazioni. I discendenti di Pietro ricoprirono importanti funzioni nel settore militare e della medicina: nell’Ottocento si ricongiunsero con il ramo di Leonardo (di cui faceva parte il protonotario apostolico Giuseppe e Leone XIII) tramite le nozze di Michelangelo con Anna Maria, sorella del pontefice. Il fratello di Giuseppe, Carlo, colonnello delle milizie carpinetane, fu il genitore di Domenico, sposo della nobile Anna Prosperi Buzi, originaria di Cori. La coppia ebbe sette rampolli tra cui: Vincenzo Gioacchino (il futuro Papa), Giuseppe (l’ultimo cardinal nipote), la menzionata Anna Maria e Giovanni Battista, progenitore, con la consorte Angela Salina, degli attuali Pecci e riconfermato conte, in virtù di un breve sottoscritto nel 1880 dal fratello, valido anche per i suoi eredi primogeniti maschi. La linea comitale di Giovanni Battista ebbe la cappella gentilizia in San Nicola di Carpineto e nelle chiese romane di Santa Maria in Costantinopoli, delle Santissime Stimmate e San Crisostomo. I Pecci risiedevano abitualmente nel palazzo di Roma e in quello rinascimentale di Carpineto, restaurato dall’architetto Augusto Bonanni.

Il palazzo di Carpineto (con il giardino) è stato efficacemente fatto manutenere dalla contessa Heleda Pecci Castrignano (consorte veneta del conte Giovanni Battista II, pronipote di Leone XIII, da loro discendono gli odierni proprietari), unitamente a tutti i preziosi ricordi familiari e del pontefice. Da ricordare: la cappella privata, la ricca biblioteca (con 20.000 testi, costituita da Lodovico e potenziata dal figlio Papa che, quando gli era permesso, ritornava nella casa dove nacque il 2 marzo 1810), la sala lunga (con affreschi e ritratti), la sala delle fettucce (con pregevoli decorazioni, arredi e pavimento in maiolica), la camera di Monsignore (dove dormiva Vincenzo Gioacchino in un ricco letto a baldacchino, vicino a un canterano decorato con madreperla e al ritratto della santa dei Pecci, la beata Margherita, vissuta nel Trecento), la sala quadra (con raffigurazioni dei Pecci e di reali europei), il museo e la cucina.

Morto, nel 1923, il nipote del Papa Ludovico (figlio di Giovanni Battista I), si aprì tra gli eredi una controversia per l’eredità, ancora non risolta. Il ricorrente al giudice era il figlio di Ludovico, Gioacchino, che querelò i fratelli Giovanni Battista II e Maria Concetta per ottenere una diversa divisione dei beni. Dopo alcuni decenni una sentenza del tribunale decise di ripartire i pregevoli beni mobili del palazzo e la cappella gentilizia in tre parti a favore dei suddetti o dei loro eredi. Il provvedimento fu contestato da Caterina Pecci.

Palazzo Pecci è stato visitato da tre pontefici: Paolo VI nel 1966, Giovanni Paolo II, nel 1991, per celebrare il centenario dell’enciclica Rerum Novarum, promulgata da Leone XIII, moderno capo della Chiesa cattolica che, per la prima volta, propose il tema delle questioni sociali e la tutela dei ceti più deboli. Infine Benedetto XVI nel 2010. Leone XIII, già vescovo di Perugia dove spesso soggiornava nel vicino castello di Pieve del Vescovo (salito al soglio pontificio, canonizzò le due popolari mistiche umbre Rita da Cascia e Chiara da Montefalco), fece molto per il proprio paese natale, tra i primi ad avere l’illuminazione pubblica a gas di acetilene, facendo realizzare un moderno acquedotto, l’ospedale, scuole e la prima cooperativa di credito.

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