pallio 2009 enrico benaglia

Pallio 2009 - Enrico Benaglia

Se il romano Enrico Benaglia scioglie nell’arte desideri inconsci di avventura attraverso le emozioni infantili popolate di animali e miti antichi dietro suggestioni letterarie; “il fren dell’arte” proposto statutariamente dall’Ente Pallio della Carriera di Carpineto Romano, che non ama deroghe, avrebbe dovuto vedere l’artista ridimensionato nel suo empito artistico.
Ed invece, quasi senza avvedersene, il nostro artista ha saputo raccontare l’anima di un popolo, quello carpinetano, pur chiuso tra i monti Lepini alti e verdi, (novello giardino incantato). Un popolo dalla secolare propensione ludica, riaffermata negli Statuti comunitari dell’anno 1556, che ancora ieri si intratteneva sui gradini calcarei delle piccole case o sulle soglie di artistici portali : scolpito sulla dura pietra calcarea il gioco popolare del “molino”(voce dialttale), filetto o tris moderno, evidente ancora in centinaia di esemplari sulle soglie di casa, a documentare l’antico rito della semplicità infantile e corale e della povertà atavica. Ludi di ieri sostituiti oggi da collettivi sogni comunitari nella celebrazione dei riti e nella disputa del Pallio della Carriera. Simbolo di vittoria: il “pallio” una lunga stoffa ravvivata dai colori di un artista di fama internazionale ad eternare la vita gioiosa di un popolo. Il pallio 2009 a firma di Enrico Benaglia richiama quelle antiche propensioni ludiche ricreando con i tenui colori l’esplosiva animazione sui monti Lepini. Su di un panorama montuoso semisferico e compatto si addensa centrale la figura solitaria di un cavaliere in groppa ad una cavallo docile ed al tempo stesso giocosamente inarcato verso il cielo di cobalto. I suoi esili anteriori formano un tutt’uno con il corpo lieve mentre il cavaliere dai colori sgargianti ed arlecchinati, quasi ritagli cartacei, mostra il pugnale della vittoria illuminato dalla parte opposta da una vigile stella aldobrandina. Un’animazione cavalleresca che si eleva tra natura e cielo apportando enfasi al discorso artistico, mentre la cittadina di Carpineto sembra quasi svanire dentro la massa scura della montagna ricurva riemergendo solo attraverso sapienti grafiti nella ricomposizione planimetrica urbana addensata tra cavallo e cavaliere. Si nota così una città dal vago sapore medievale, come è storicamente ed urbanisticamente strutturata Carpineto. Ed ecco allora attraverso la magia del pennello la rappresentazione planimetrica trasformarsi in fiabesco castello incantato con il profilo delle sue alte mura turrite. Ed allora la sognata avventura del cavaliere, quasi novello don Chisciotte, non rimane solitaria ma si trasforma in accorata e corale ricerca della vittoria, premio agognato di una cittadina, che si racconta nel gioco teatrale del “pallio”, sempre più cosciente e consapevole custode di un’antica civiltà comunitaria.

L’artista, Enrico Benaglia
Romano per nascita (anno 1938) e per scelta artistica con studio al quartiere Coppedè , Enrico Benaglia giovanissimo ha la fortuna di frequentare l’Accademia di Francia a Villa Medici e di rimanere suggestionato dalle personalità artistiche dei più insigni maestri del Novecento: Fazzini, Omiccioli, Gentilini , Montanari ed il fondano Domenico Purificato. Si interessano di lui i critici: Venturoli, Simongini, Serafini, Giuffrè, Pomilio, Ulivi, De canino, Soupalt, Sessa.
Nell’anno 1973 approda alla grande esposizione artistica di Osaka in Giappone inanellando una vivacissima attività non solo come pittore ma anche come scultore, incisore, scenografo teatrale e firmando opere e sogni luminosamente efficaci.
Le rinnovate avventure del pensiero umano le fa sue attraverso una serie infinita di viaggi, alla riscoperta di oceani immensi, di giardini segreti ed incantati dove lieve può librarsi ancora intatto il suo animo infantile.
Il sogno senza essere onirismo artificioso gli si confà con naturalezza e la stessa naturalezza pone nei suoi quadri dove volano fantasia castigata e calligrafismo attento al particolare.
Per tale rinnovato corredo artistico unico nel suo genere se lo contendono soprattutto gli istituti di Cultura Italiana all’estero (segno di un’attenzione sempre crescente verso l’arte italiana, maestra nel mondo); ma se lo contendono altresì gli enti pubblici italiani, europei, americani (Comuni, Regioni, Università; Musei italiani, ambasciate e istituti culturali: Museo Nazionale d’Abruzzo,ambasciata italiana di Tallinn, Strasburgo). Gareggiano nell’ospitarlo gli enti aeroportuali: Alitalia, Parigi, Bruxelles, New York, luoghi preposti al volo umano come espressione della libertà, evasione e distacco da questa nostra madre terra in qualche modo certezza radicata dell’essere umano.
Un lievitare di cose e di sogni ben si addicono a questo poeta dalla sottile punta di pennello o dal pastello evanescente che decora la vita con l’arte trasformata in sogno leggero, emozione privata, fantasia universale.

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