la croce del monte capreo

I monti su cui sono state erette tutte le croci

LETTERA DEL COMITATO ROMANO
(da una lettera del segretario del Comitato Romano al can. Boggio, Ivrea. cfr. Margherita Barsimì Sala, Mombarone, la ricostruzione del monumento al Redentore, Ivrea 1991.)

Vorrei, in una sintesi, che fosse tutto un inno di vittoria, dire i fasti religiosi dell’Italia nostra, affinchè come in un quadro meraviglioso si discoprissero i meriti delle diverse regioni, a dimostrare come ciascuna si è giustamente meritato l’alto onore d’innalzare un monumento a Cristo Redentore.
Il primo posto spetta a Roma, l’alma metter, la sede di Pietro, centro di irradiazione della civiltà da venti secoli.
Tre monti ci offre la regione romana, che tutta l’abbracciano: il Guadagnolo al levante, il Cimino al nord, il Capreo al sud. Queste vette, allorché avranno il monumento a Gesù Redentore, si saluteranno con fuochi di gioia, e le tre nuove stelle che sembreranno apparse sul venerando suolo latino, ci diranno che Gesù è, e sarà sempre il faro dell’ umanità.
Tre volte ascesi sul monte Guadagnolo alto 1218 metri. Quale spettacolo meraviglioso! Roma si estende ai suoi piedi: il primo raggio di sole dopo aver baciato la statua del Redentore, si poserà sulla mole augusta del Vaticano, riscaldando la veneranda canizie di Leone XIII, gloria di due secoli fra ì quali s’ assise, mentre fra loro si volsero a lui aspettando il fato non armati dalla lancia dì Marte, ma con il ramo di olivo di Minerva.
Il Guadagnolo già era monte santo.
Benedetto giovanetto vi si nasconde negli anfratti delle rocce, prega e medita uno dei progetti più grandiosi che la Provvidenza ispirar potesse a mente umana, la fondazione del monachesimo occidentale, cioè la cultura fra la barbane, la virtù fra i vizi del secolo. Gesù stesso vi era apparso fra le corna dì una cerva al nobile Placido, perché un giorno divenisse martire e campione della fede. Ai piedi delle balze sublimi nel loro orrido dove la tradizione vuole avvenisse questo prodigio, è sorto il santuario della Mentorella, insigne per pregio artìstico e per devozione. Oggi più che cento fra città e paesi della campagna romana e delle valli amene del Sacco e dell ‘ Aniene mirano al Guadagnolo ed attendono di vedervi biancheggiare il monumento che sarà opera di due artisti romani, il Repìcci e lo Zaccagnini.
L’altra vetta è il Capreo alta 1470, gigante dei Lepini. Colassù il giovinetto Gioachino Pecci saliva spesso e piantava tre croci; e quell’atto nobile di pietà faceva presagire che il nobile adolescente era riservato a grandi destini, e la vetta ove sorgerà una croce colossale sopra artistico monumento sarà detta d’ora innanzi PUNTA LEONE XIII, unendo così bellamente le glorie del Redentore con quelle del suo Vicario in terra.
Il Cimino è un monte sempre verde, alto 1056 metri, che nelle sue propaggini racchiude luoghi incantevoli, quali il lago di Vico, e le ville dì Bagnala e Caprarola, capolavori di natura e d’arte, avendo ai piedi città e borgate in terreni feraci, fra cui Vìterbo che diede i natali alla verginella Rosa, la Giovanna d’Arco d’Italia. Quivi pure si prepara un monumento caratteristico a cura del vicario generale della diocesi monsignore Ragonesi.
Il 31 luglio S.E. Mons. Viola, Arcivescovo di Gaeta, con altri quattro presuli si condurrà sul monte Aitino, e dopo solenni pontificali scoprirà il monumento al Redentore, per cui concorsero quarantasei diocesi comprese dal Trignò all’Ofanto sull’Adriatico e fra il Circello e la Lucania sul Tirreno. Il monte è baluardo superbo sul Golfo di Gaeta dominante una distesa di mare che oltre le isole Pontine, va sino alla Sardegna; verso terra guarda sino alla vetta del Matese e del Vesuvio. La statua del Redentore della ditta Rosa-Zanazio vi fu trasportata in un sol pezzo, quindi con estrema fatica per opera dei forti e buoni Maranolesi, che gareggiarono con l’arciprete Ruggiero perché il monumento dell’Aitino riuscisse fra i primi d’Italia.
Anche la Calabria avrà sul Monte Alto di Aspromontefm. 1974 )un artistico basamento con sopra la statua fusa in Roma. L’Eminentissimo Cardinale Portanova arcivescovo di Reggio, ascese egli stesso il monte per scegliere il posto del monumento, e godere della veduta dei due mari che abbracciano la Calabria.
La Sicilia sin dal passato settembre compì il monumento sul San Giuliano, cuore dell’isola, arricchendolo d’una graziosa cappellina divenuta un santuario, meta di continui pellegrinaggi.
La Puglia ardente vedrà nel prossimo settembre i cattolici rappresentanti di tutte le regioni italiane riuniti nel XVIII Congresso Nazionale a Taranto, e si spera che sulle vicine colline di Martina Franca possano assistere ali ‘inaugurazione del monumento. Esso ricorderà così a quelle popolazioni il primo anno del secolo ed il primo Congresso Nazionale tenuto nell’Italia meridionale.
A Napoli si fuse in bronzo la statua più grandiosa del Redentore, opera originale ed ispirata dello scultore Vincenzo lerace, destinata per l’Ortobene in Sardegna. Ultimato il lavoro meraviglioso, i diversi pezzi furono già per mare trasportati in quell ‘isola, e con lavoro immane presto saranno condotti sulla vetta: quivi sull’ultima scogliera naturale poggeranno i pie del Redentore. Il popolo sardo ha sopportato sacrifizi per compiere quest’opera d’arte, che sarà fra le più importanti che serberà l’Isola.
Torniamo nella penisola. L’Amiata guarda la Maremma toscana, e colassù S.E. Mons. Bellucci, vescovo di Picerra e Chiusi s’augura dì piantarvi presto una croce colossale col concorso delle altre diocesi che circondano quella superba isolata montagna.
Ed ecco la serie dei monumenti sugli Appennini, dorsale superba della penisola. I monumenti sulla Maiella e sul Gran Sasso (m. 2900) per la regione abruzzese furono affidati dall’Episcopato regionale convenuto in Chieti, allo zelo di S.E. Mons. Pietropaolì, vescovo di Trivento.
Le Marche e le Umbrie, divìse fra settentrionali e meridionali, provvedono per il monte Vettore e per il Catria. Per la scelta del monte Vettore (m.2477) furono interpellati i Pastori delle tre diocesi che vi concorrono, e che ora, definita la scelta, gareggiano nello zelo, perché il monumento riesca degno della pietà dei popoli, tra cui ebbero i natali Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi. Il Catria ebbe il suo apostolo in Mons. Raffaele Celli che fece eseguire in Roma una croce inferro alta 18 metri; e che nel prossimo agosto sorgerà su quel monte dominante la valle perugina e l’ubertose terre marchigiane.
Monumenti pure sugli Appennini sono quelli del monte Albano sopra Pistola e del Cimone in contro a Modena. Per questo concorrono la Romagna e l’Emilia, e ne presero cura gli stessi presidenti dei due Comitati regionali dell’Opera dei Congressi.
Così siamo giunti alle Alpi che ci danno cinque monumenti: quello del Mombarone (m.2372) già inaugurato nel 1900 e quello delMon\iso il più alto dei 20 (m.3843) che si inaugurerà domani, 28 luglio. Colassù non fu possibile che addossare sull’ultima vetta una lastra in bronzo con l’effige del Redentore.
Nelle Alpi Marittime fu prescelto il Saccarello, alto 2260 metri e pel quale è destinata la statua del S. Cuore, dono dei Vescovi Liguri al S. Padre. E’ bello che sui confini di Francia, donde ci venne la devozione del Divin Cuore, sorga una statua a luì consacrata a protezione d’Italia.
La Lombardia mira al monte Guglielmo, alto 1950 metri, che s’innalza fra il lago d’Iseo e le valli Trompia e Camonica. Cappella e croce formano un insieme alto 20 metri e furono disegnate dall’architetto Carlo Melchiotti e S.E. Mons. Corna Pellegrini e il dottor Montini sono tutto zelo per la riuscita dell’opera.
Ultimo viene il Matajur, per cui si è impegnata la regione veneta e soprattutto Varchidìocesì dì Udine. Da quel monte, donde Alboìno mirando VItalia ne agitava nel feroce animo la rovina, Gesù Redentore, Re pacìfico, rivolgerà il suo sguardo dolcissimo sulla patria nostra diletta, sede del suo vicario e nel suo amplesso di amore tergerà le lacrime perché ora pentita è tornata a lui.
Come centro dei XX monumenti convien ricordare la statua di Cristo Re, divinamente modellata dal celebre Aureli, presentata a Leone XIII dagli industriali e commercianti cattolici e collocata in Vaticano.
Così è completa la serie in guisa che all’occhio dello straniero l’Italia in ogni sua regione ne apparirà come la terra benedetta da Dìo.
Roma 27 luglio
Augusto Grossi Gondì Segretario del Comitato Romano

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