peschiera primi del 900

La datazione ufficiale dei primi insediamenti sui Lepini di Karpineta (IX sec.)

Ma la «caduta degli dei» era vicina e presto i Goti, i Longobardi, i Franchi, i Saraceni, i Normanni e Svevi dissetarono, come dice il Gregorovius, i loro cavalli nel Sacco, e la pianura si riempì di morte e di incendi.

Le popolazioni della vallata, sconvolte dalle continue scorri­bande, emigrarono sui monti e Carpineto cominciò la sua vita proprio in questo momento: la Francia aveva il suo Carlo Ma­gno, Roma aveva i suoi papi già padroni di una buona parte del Lazio detto “Latium Adyectum o Novum”. Siamo verso il IX secolo.

Il nascente stato pontificio, irrobustito dalla difesa che gli offre continuamente la corte di Carlomagno, allarga i suoi possedimenti lungo il Sacco, verso i Lepini fino al mare.

La zona dell’attuale Ciociaria, in cui può comprendersi il ter­ritorio montano di Carpineto, prenderà d’ora in poi il nome di « Campagna » mentre la parte verso il Circeo si chiamerà «Marittima » (distinzione che rimarrà fino al 1870).

Carpineto registra verso il Mille, secolo tanto fatato per le leggende circa un mondo che doveva scomparire al tocco esatto del millesimo dalla nascita del Cristo, l’ accrescimento di popolazione sfuggita alle continue invasioni di soldatesche straniere lungo le vallate: gli alberi della Foresta, montagna su cui giace parte dell’attuale paese, vengono tagliati dai boscaioli, che vi costruiscono le prime capanne e misere abitazioni, poste spesso sopra ruderi volsci e romani mentre gli abitanti si riuniscono nel nuovo centro rurale che prende il nome dai carpini che abbondantemente vi crescono (catalogati dal naturalista Limneo, come ” Carpinus betulus “).

Secondo le leggende popolari, Carpineto fu dovuto alla fusione di due villaggi divisi e distinti da rivalità e provenienze diverse, che prudenzialmente rimasero in armi ufficialmente per le tensioni esterne, ma con le segrete intenzioni di utilizzarne le possibilità anche all’interno: rimangono infatti ruderi di torri in contrada Torricello e nel castello Aldobrandini, a dimostrarcelo guerrescamente.

La lotta tra « dammonte » e « dabballe »: (cioè la parte alta e la parte bassa del paese che ha tradizioni fama se anche nella vicina città di Cori) portò ad una doppia forma di linguaggio che si protrasse fino ai nostri giorni e che nei tempi non troppo passati dava adito a bellicosi tornei di sassaiole, in cui l’assalto dei rioni nemici rappresentava il massimo dello sfarzo bellico.

Intanto su queste abitazioni benché misere, svetta il primo torrione di difesa la cui nascita può datarsi subito dopo l’anno Mille. L’attuale castello, che nel Medioevo rappresentava il fulcro del convivere umano, s’innalza con terribili rocce a picco e strapiombi che impedivano ai nemici di accostarsi minimamente nei dintorni, chiudendo la già stretta vallata che parta dal Sacco al fiume Amaseno.

La difesa era rappresentata da opere murarie che consentivano ai padroni di attendere lietamente a opere di guerra, da posizioni molto felici.
Siamo agli albori della storia carpinetana: i migliori documenti sono gli atti ufficiali di compra – vendita! Una bolla di Bonifacio VIII del 1299, in una frase messa come per inciso, afferma che il castello di Carpineto fu concesso alla basilica di S. Giovanni in Roma fin da “tempi antichissimi” il che ci fa supporre appunto che già un agglomerato civile esistesse tra il IX e X secolo.

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