mura di cinta primi del 900

I Romani e prime prove di insediamenti sui monti carpinetani (III - II sec. A.C.)

I nostri vecchi fantasticano ancora di una spedizione punitiva che l’ eroico Coriolano, duce romano, fece nella parte dell’ Annunziata (dove si osservano tracce di antiche abitazioni) sconfiggendo le popolazioni volsce per poi tornare a Roma e vendicarsi della sua città che aveva mostrato un’ incomprensione davvero sconcertante dinanzi ai suoi meriti di stratega vittorioso dei Volsci.

Mediante trattati, restrizioni, guerre, il popolo romano diventa padrone di questi monti abbastanza presto da far pensare ad una sua penetrazione effettiva verso il III secolo a.c.

Così la civiltà, le divinità, le leggende romane divengono pa­trimonio dei montanari lepini, che si appropriano addirittura di alcune prerogative dei Romani stessi: avere gli stessi antenati! Perché non inventare perciò una bella leggenda? Infatti lo sbarco di Enea è troppo solleticante: scegliere un eroe che possa dare dignità alla nascita del proprio paese è sempre una aspirazione.

Così la scelta cade su Carpeto Silvio, figlio di Capys Silvio fondatore della città campana di Capua. Costui era fratello di Tiberino, che annegando nel fiume Albula rivisse sotto il nome di Tevere. Questo particolare leggendario porterebbe la nascita del nostro paese al 923 avanti Cristo (secondo qualche storico bene informato), con almeno due secoli prima che Roma aprisse la sua storia con un quadrato tracciato da pacifici buoi.

Comunque la ricerca di antenati miti ci e gloriosi fa onore ai nostri padri che non pretesero come la vicina Norma farsi fondare dalle muscolose membra di Ercole, mentre il fuggitivo Saturno frettolosamente costruì Alatri, Anagni, Arpino ed Atina. Anzi Arpino inventò una tomba di Saturno costruita in pozzolana e calcestruzzo a forma piramidale su dura roccia.

Però non dobbiamo meravigliarci se rivendichiamo (insieme agli storici del Seicento) con la cittadina di Bassiano, d’aver dato ospitalità sui monti Lepini all’afflitto e fuggiasco Saturno, reo d’aver mangiato troppi figli appena nati e di aver voluto comandare al posto dei giovani: in compenso il nome Lazio dovrebbe essere un suo regalo in quanto trovò un nascondiglio per non farsi più vedere dal vendicativo Giove. Arrivato sui Lepini, secondo il ben informato storico Gonzaga, Saturno “pare ivi cominciasse ad istruire i popoli per vivere con maniere umane e civili, alzare case e piantare vigne che però da tal’un fu chiamato Saturno inventor di edifici”.

Ma oltre alle leggende i Romani cominciarono a costruire ville di soggiorno, tombe e sepolcri (come si può vedere in località Serola) mentre manifestavano la loro edilizia civile e militare nella costruzione ed ampliamento di nuove strade, ponti ed acquedotti. Il Sacco ferveva dei nuovi invasori romani: i rus, fondi enormi dei ricchi, erano così ampli che lasciarono il nome ad una zona tra Gorga e Gavignano: “Villamagna” abitata dalla famiglia degli Antonini, imperatori romani, che ebbero fama nei secoli successivi per aver avuto tra i suoi membri l’imperatore filosofo Marco Aurelio, che, quando veniva dalle nostre parti, dimenticava i faticosi concetti filosofici e si dava alla caccia del cinghiale sulle montagne lepine, per poi scrivere le impressioni al suo maestro di vita Frontone.

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