santa maria nel 1900

Il rapimento al Valvisciolo

IL FATTACCIO DI VALVISCIOLO
(FATTO STORICO)

Nel 186 la banda Doria Panici rapisce sei persone della stessa famiglia.
Vengono rilasciati solo dopo il versamento di 3000 scudi anticipati dal vescovo.

Il luogo: Contrada Valvisciolo, il quattro maggio 1865.
Un’ora prima che imbrunisca. Si distinguono ancora, in lontananza, nettamente cose e persone. I fratelli Cacciotti hanno appena finito di mungere le loro numerose greggi: circa
trecento capre e trecento pecore. Sono tre i capostipiti: Agostino (data di nascita 1801) e i tre figli Costantino, Antonio e Francesco; Lorenzo; Giuseppe e i due figli Alessandro e Luigi. Le loro capanne a struttura circolare, secondo la tradizione lepina, sono situate sopra uno strapiombo di circa un centinaio di metri, noto come “Jo Perone”. Qui nidifica l’aquila reale e il corvo imperiale. Sono i tempi tristi delle scorrerie dei briganti. Uno della famiglia è sempre di vedetta, per segnalare movimenti strani o persone sospette.
Da qui si scoprono: la valle della Fota che arriva giù fino a” Jo Vado la Mola”, i ruderi della Badia di Valvisciolo e più giù, all’orizzonte, le paludi pontine.
A sinistra lo sguardo controlla “i Caprei”, fino ai confini di Bassiano.
Improvvisamente la persona di vedetta nota un luccichio di canne di fucili che perviene dalle Valle della Fota.
Una banda di briganti è già ospitata nelle capanne, sempre dei Cacciotti, della Ricchiusa, vicini alla Badia. Tra le ipotesi, i pastori sospettano che siano i gendarmi che vengono a scontrarsi con i briganti alloggiati nelle capanne. Uno dei Cacciotti viene mandato, in tutta fretta, ad avvertire i briganti ospiti.
Il prestito del vescovo
Attraverso conoscenze trasversali di amici o
parenti e in virtù, certamente, del clero locale, il Vescovo, concede in prestito i tremila scudi in
oro, da riconsegnare in nove anni. Stante la grande quantità della moneta metallica, vengono riempite due “Verti” (bisacce) tessute con filo di robusta canapa. Sono caricate su di un cavallo. Gli emissari partono per un lungo ed avventuroso viaggio, sempre a rischio, sia di un agguato da parte di malviventi sia dei gendarmi, perche è in vigore il blocco dei beni. i sequestrati sono stati trasferiti in un luogo segreto e inaccessibile di Sonnino. Qui giunti, gli emissari consegnano la somma ai briganti, che, diffidenti, contano una per una le monete. Un fatto imprevisto ed inquietante avviene mentre si contano le monete. Un viscido serpente, non si sa come ne da dove sia uscito, attraversa il terreno occupato da tante persone. E nessuno riesce ad ucciderlo.
Dopo aver diviso l’ingente bottino, i briganti, eccitati, si giocano, con giochi d’azzardo, la somma defraudata.
Dopo quindici giorni di sofferenze atroci e di molti maltrattamenti, i giovani pastori vengono rilasciati.

Ma vi è ancora una violenta appendice. Uno dei
capobanda, mosso a pietà, ha consegnato a Giuseppe . mezzo scudo d’oro. Ma mentre gli ostaggi liberati scendono dai monti ormai rinfrancati, vengono
raggiunti da due briganti che si riprendono il mezzo scudo, e come ultimo atto di violenza e di sfregio,
strappano dai lobi delle orecchie dei pastori, gli orecchini d’oro. Tornati liberi, pur con L’esoso prestito da onorare, si ripresero, con orgoglio, sia economicamente che moralmente. I pronipoti, a distanza di centocinquanta anni, ne continuano la volontà di riscatto.

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Agostino Cacciotti e Papa Leone XIII

Agostino Cacciotti, uno dei pastori capofamiglia
rapito dai briganti nel 1865, era di poco più grande di Papa Leone XIII, essendo nato nel 1801. Viene citato più volte nel libro di J. Fraikin:”lnfanzia e Giovinezza di un Papa”, ristampato nel 2000, a cura dell’Istituto Culturale Leone XIII di Carpineto Romano. Ecco alcuni stralci che lo riguardano i suoi compagni soliti per la caccia col fucile erano Angelo Briganti, addetto di famiglia, ed il pastore Agostino Cacciotti, detto” Jo Monaco”, espertissimo delle montagne…” (pag. 392).
“…Un giorno, in compagnia di Agostino Cacciotti, si diresse verso la Grotta del Malconsiglio, celebre per il taglio delle orecchie dei bassianesi, delle quali, secondo . la leggenda, i carpinetani riempirono due bigonci.
Entrò in quella grotta dove questi furono depositati e la visitò attentamente. “È vero il fatto?” gli chiesero i pastori. “vero… gli rispose egli…” (pag. 402).
“…Spesso Agostino lo portava al suo procoio di Valvisciolo, dove si vedono gli avanzi dell’antica abbazia fabbricata dai Brasiliani nei primi secoli del cristianesimo.
Si fermò per riposare e trasse di tasca un libro che . conteneva la descrizione del venerabile monumento, dolendosi che il tempo avesse distrutto un sì caro ostello di preghiera e di santità…”

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