chiesa santa maria del popolo carpineto romano

Chiesa Santa Maria del Popolo

Sì arriva così alla chiesa di S. Maria del Popolo, custodita dalle Suore Sacramentine. Iniziata nel XII secolo e terminata da Sisto IV nel 1483. Fu eretta come chiesa votiva. Dichiarato monumento nazionale. Un’epigrafe latina così si esprime: “Il popolo di Carpineto dalla sapiente e onnipotente grandezza di Dio, liberato dalla peste dell’aria per intercessione della Beata Vergine Maria in onore della quale fondò questa basilica, con l’aiuto dei benefattori e a spese proprie – 1483 – Sisto IV”.
Stile romanico e gotico. Non ha vaste proporzioni, ma risulta classica nelle sue linee architettoniche.
Il portico è a cinque fornici. Il portale di accesso è di un Quattrocento squisito, dal perlato perfetto, dall’alloro morbidissimo intorno, dall’intreccio di fiori e frutti che in ghirlande corrono elegantissime nella trabeazione cui sovrasta un frontone triangolare, con Vergine e Bambino in braccio. Lateralmente, sotto un arco in pietra sostenuto da mensoline ornate di acanto, in un rettangolo, balza dal fondo un’altra Madonna che sorregge il Bambino in piedi che circonda con una mano la Mamma e con l’altra stringe al petto qualcosa che sembra un frutto: è attribuita a Mino da Fiesole. Nel 1807 S. Maria era demaniale. Per opera di Leone XIII il tetto venne rinnovato ed il soffitto fatto a doppio spiovente sostenuto da due archi a tre centri: sostituirono il vecchio legno con i mattoni.
Le pareti furono affrescate con motivi ornamentali di stile bizantino. L’affresco della tribuna rappresenta un soggetto biblico ed è del Cingolani, alunno del Gagliardi. Con i restauri scomparve la scalinata che circondava l’abside, (simile a quella eretta dal Vanvitelli a Roma in S. Maria Maggiore). Scomparve pure il portale con belle arcate e colonne sostenute da leoni. Il campanile fu sacrificato e quattro bifore furono adattate al campanile di S. Giovanni. Fu distrutto il pulpito in pietra per farne gli antemurali della scalinata d’accesso. L’architettura della chiesa è di una simmetria divina col gusto della semplicità e della purezza. Navata unica: nella piccola abside è posto l’altare classico in pietra locale con un solo gradino e quattro pilastri scanalati attribuito alla scuola di Andrea dell’Aquila. Entrando a destra vi è un affresco della Madonna del Rosario con i quindici misteri: attribuito da alcuni a Filippo Lippi e da altri ad autore ignoto del Settecento. Nel ‘500 furono aggiunte due cappelle (che fecero scomparire la simmetria delle monofore): una è consacrata al Crocifisso, scolpito in legno, l’altra a S. Rocco che domina al centro dell’altare votivo. Vi sono quattordici figure: angeli, apostoli, annunciazione nelle lunette e tamburo, Vergine col Bambino. Le rose che ornano i capitelli delle nicchie ricordano quelle del palazzo della Cancelleria di Roma.
Acquasantiera e fontanelle (sagrestia) in pietra locale. Le finestre sono ogivali, simili a quelle dell’abbazia di Fossanova e Casamari piccole e strette, severamente decorose. Nell’abside è caratteristica una finestra medioevale. Nella facciata, sotto i capitelli dei pilastri, emergono una testa di cavallo ed una di cammello. In alto sotto il timpano piano, domina la facciata una croce orientale basiliana (opus rusticum) che si ricollega a decora­zione medievali (questo fa supporre che la chiesa fu officiata dai basiliani di Grottaferrata). Per la peste del 1657 si fece il voto con delibera comunale. Sul fianco destro si aprì una cappella per ricevere il grandioso quadro votivo della Madonna (la cappella ora è scomparsa per allargare la strada).

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